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Nostralgia: il nuovo disco dei Coma_Cose

Qualcosa che ha a che fare con la nostalgia, però ancora più specifico, dice Francesca “California” Mesiano in una nota vocale diventata la traccia di chiusura di Nostralgia, nuovo disco dei Coma_Cose. Non a caso, visto che la frase racchiude e riassume il concetto alla base di tutto il lavoro. La nostalgia, loro ma anche un po’ nostra, s’insinua più o meno manifesta nelle sei tracce (più un outro) che delineano la nuova rotta musicale del duo milanese, completato da Fausto “Lama” Zanardelli, che di California è anche compagno di vita.

Il disco, costruito attorno all’ormai nota hit sanremese già disco d’oro, non è una sviolinata pop ma la coerente prosecuzione di un percorso che, pur passando per il palco dell’Ariston, ci restituisce degli artisti maturi, originali e sinceri. Una libertà espressiva difficile da etichettare che si concretizza in una continua sperimentazione, nella scelta di generi musicali eterogenei a formare un caleidoscopio sonoro che ben sostiene il fil rouge sentimentale del disco. Una sorta di Black Mirror musicale in cui ogni traccia fa a sé ma ben si integra con la trama generale che racconta di città, provincia, tempi incerti, discoteche abbandonate, lunghe notti e amore. Si parte dal rap di Mille Tempeste (che tanto ricorda i loro esordi) per arrivare al cantautorato moderno di Zombie al Carrefour, passando per il grunge ruvido di Novantasei e il gioiellino pop Fiamme negli occhi, che ispira copertina e tema cromatico del disco, uscito anche in vinile. Un raffinato equilibrio tra pop leggero e pezzi più concettuali che colloca i Coma_Cose (e con loro chi ascolta) “a mezz’aria tra la bomba e la miccia”.

Il linguaggio, più concreto e funzionale dei seppur calamitici giochi di parole degli esordi, restituisce immagini vivide ed immediate, estremamente condivisibili, in cui andarsi a cercare o in cui ritrovarsi. C’è tutta la bellezza di chi scrive per sé stesso ma, di fatto, anche per una collettività che ha bisogno di riconoscersi in qualcosa. Perché, in fondo, “tutto si addomestica tranne i lupi e noi”.