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Smog, traffico e sicurezza stradale: Legambiente boccia senza appello Roma

la revisione rimane obbligatoria in Italia, diversamente dalla Francia

Maglia nera a Roma per l’inquinamento ma anche per la sicurezza stradale e gli interventi per regolamentare il traffico. La pagella è da bocciatura senza appello e a consegnarla è Legambiente con l’indagine “Clean Cities”, una nuova campagna itinerante che dall’8 marzo al 9 aprile ha sottoposto a “stress test” 15 capoluoghi italiani accendendo i riflettori sul ruolo che possono giocare per una ripartenza green e per contrastare i cambiamenti climatici attraverso i principali indicatori urbani come ciclabilità, mobilità elettrica, sicurezza e inquinamento atmosferico.

La capitale ne esce male ma è in buona compagnia: le città italiane, sottolinea in sintesi Legambiente, “sono ancora molto lontane dagli obiettivi di mobilità sostenibile e sicurezza fissati al 2030”. E in un ipotetico podio da “cucchiaio di legno”, oltre a Roma figurano Ancona, Cagliari, Catania, Padova, Perugia e Pescara fra le città italiane più inquinate e meno sicure per traffico e incidenti stradali mentre Bologna, Milano e Firenze hanno appena la sufficienza per aver adottato politiche per potenziare ciclabilità (dalle “strade 30 e 20 all’ora” all’elettrificazione di mezzi pubblici e sharing mobility) mentre restano malinconicamente insufficienti, nonostante gli sforzi, Genova, Padova e Torino.

Una classifica che oscilla tra limiti ed errori del passato e capacità di progettare il futuro, partendo anche dalla vivibilità del presente. Lo stress test di Legambiente, per esempio, ha analizzato anche la presenza e l’implementazione delle piste ciclabili rispetto agli obiettivi 2030 e qui la capitale è a metà classifica: le città più “ciclabili” secondo l’ong sono Torino (79% dei km realizzati), Milano (63%), Padova (58%) e Firenze (51%), seguite da Cagliari (44%) e Bologna (39%) mentre restano indietro Pescara (30% dei km realizzati), Roma (28%), Palermo (20%), Bari (20%), Perugia (18%), Genova (16%), Napoli (16%), Ancona (7%), Catania (2%).

Da 1 a 5 per stato del traffico e sicurezza Roma ha zero, Pescara, Perugia, Padova, Catania Caglia e Ancona 1, Firenze è l’unica a 3 e le altre hanno voto 2. Non vanno meglio le altre strategie per una città “smog free”: nei centri urbani densi (Milano, Torino, Bologna, Napoli, al centro di Roma) la mobilità elettrica, pubblica e condivisa (dal treno al monopattino) è già una realtà economicamente accessibile ai cittadini di tutte le fasce sociali, più economica e funzionale dell’auto privata “ma in generale l’offerta dei mezzi pubblici è ad oggi insufficiente”, inferiore a quella delle città europee e delle necessità di una città ad alta densità abitativa, in tanti comuni metropolitani; idem per l’offerta di servizi di sharing mobility, auto e bici, che seppure sia presente da anni è ancora allo stato iniziale.

E non mancano le contraddizioni, dolorose per quanto clamorose come il periodo che stiamo vivendo: “Nell’anno terribile del Covid – commenta Andrea Poggio, responsabile mobilità di Legambiente – l’Italia ha subito un record di morti e di denatalità, ma abbiamo aumentato di 300mila unità le auto di proprietà. Si è speso un miliardo di euro in bonus auto nuove, ma non siamo riusciti a tenere aperti asili e scuole. Abbiamo chiuso l’anno con quasi 39 milioni di auto e 36 milioni di patenti. Con quella cifra avremmo potuto acquistare ben 2.500 autobus elettrici o 40.000 taxi e car sharing elettrici per 100 città, riducendo le emissioni di oltre 100.000 tonnellate di CO2 l’anno”.

Va anche detto, però, che neppure la parte pubblica può garantire il buon esempio: secondo l’indagine, in Italia ci sono ancora 12.500 bus diesel euro 4 o precedenti nelle città italiane, mezzi che dovrebbero essere sostituiti entro il 2026 con altri solo elettrici rileva Legambiente al termine della campagna “Clean cities” per “una nuova mobilità urbana. Con che soldi, vista la tradizionale penuria delle risorse pubbliche? Legambiente non ha dubbi: “L’attuale Pnrr (Piano di ripresa e resilienza, il cosiddetto Recovery Plan), ricorda l’associazione ambientalista, “prevede di usare i fondi europei per acquistare solo 5.139 autobus per tutta Italia, ben 2.730 veicoli alimentati a gas (Gnc o Gnl, che inquinano ormai come i diesel), solo 2.051 a propulsione elettrica e 358 costosissimi bus alimentati a idrogeno che non sapremo come alimentare (se non ancora metano fossile)”.