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Roma, teste di capretto a casa della famiglia che chiede risarcimento: costruttore arrestato per tentata estorsione

Teste di capretto scuoiate lasciate davanti casa dentro scatole insanguinate e una lettera di minacce alle famiglie. Messaggi in classico stile mafioso, in questo caso della ‘ndrangheta, per far capire a un pensionato e suo figlio, proprietari di alcuni terreni, che dovevano fermare subito la battaglia legale contro un costruttore, Paolo Cosentino arrestato oggi dalla squadra mobile di Roma perché ritenuto responsabile di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le indagini iniziano nel gennaio 2019, quando padre e figlio, ricevono due pacchi, entrambi con una testa di capretto avvolta nel cellophane. Immediato il collegamento con la controversia civile con una famiglia calabrese di costruttori, i Cosentino, titolari di una Società Immobiliare.

La società, infatti, aveva costruito alcuni villini a Roma su un terreno di proprietà delle vittime, ma si era ben guardata da dare alle famiglie quanto stabilito dal Tribunale: tre villini e un risarcimento di 480mila. Una battaglia legale che Cosentino tenta di chiudere prima proponendo una somma più bassa: 150mila euro, poi attraverso l’acquisto di un credito ipotecario tenta di bloccare il recupero del risarcimento.

Nel frattempo due mesi dopo la ricezione del macabro pacco, le la famiglia riceve una lettera di minacce spedita proprio da Cosentino, come accertato dagli investigatori. 

Che sia proprio il costruttore l’autore materiale dell’intimidazione, emerge chiaramente dalle conversazioni intercettate.

In una, Cosentino chiede notizie al soggetto circa la spedizione della lettera. Nell’altra, la terza persona si lamenta di essere stata usata per spedire una lettera a Roma. L’interlocutore, comprende immediatamente i destinatari della missiva e fa riferimento all’acquisto dell’ipoteca da parte di Cosentino, confermando ulteriormente quanto ricostruito nel corso dell’indagine.