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    Quel 16 marzo a Trent’anni circa di vita della Repubblica, l’eccidio di via Fani e il sequestro di Aldo Moro presidente della Dc

    Aldo Moro
    Sono trascorsi 43 anni oggi, da quel 16 marzo del 1978, quando venne rapito il presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, e vennero uccisi i cinque agenti della sua scorta: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, a Roma in via Fani, erano le ore 9.00 circa nel quartiere Trionfale.
    Quel 16 marzo, avviene a Trent’anni circa di vita della Repubblica, dal 1.mo gennaio del 1948 quando entra in vigore la Costituzione, la Carta fondamentale dello Stato. Il presidente della Dc stava per portarsi alla Camera per la fiducia al governo Andreotti che vedeva l’ingresso del Pci nella maggioranza programmatica e parlamentare. A Fani l’automobile Fiat130 con a bordo Aldo Moro e quella della scorta vengono bloccate all’incrocio con via Stresa dal commando di terroristi che apre immediatamente il fuoco. Si scatena l’inferno, in pochi secondi perdono la vita il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, l’appuntato Domenico Ricci e i poliziotti Giulio Rivera e Raffaele Iozzino che cadono sono il fuoco dei terroristi. L’agente Francesco Zizzi, ferito mortalmente, perirà più tardi. La sorte del presidente Moro invece sarà legata al lungo sequestro di ben 55 giorni. Terminato l’agguato, e rapito Aldo Moro, i terroristi ripartono su diverse auto e si perdono le loro tracce.
    Alle 9.03 arriva al 113 la prima telefonata anonima che informa di una sparatoria in via Fani. Sul luogo dell’agguato si portano numerosi funzionari e dirigenti dello Stato e le varie forze dell’ordine. In pochi minuti vengono predisposti diversi posti di blocco all’interno della città, da Pratica di Mare decollano gli elicotteri che sorvolano la Capitale, e venti minuti dopo circa, viene individuata la Fiat 132 utilizzata dai terroristi e abbandonata in via Licinio Calvo.
    La rivendicazione ufficiale giunge alle 10.10 circa un’ora dopo l’eccidio della scorta e dal rapimento di Moro: sono le Brigate Rosse che rivendicano con una telefonata al centralino della sede romana dell’agenzia Ansa. Pochi minuti prima con una telefonata alla redazione milanese dell’Ansa – altra telefonata anonima – si avvertiva che le Br avevano “portato l’attacco al cuore dello Stato” e che la sorte dell’“l’onorevole Moro è solo l’inizio”.
    Ai tempi del rapimento Moro le notizie sul piccolo schermo televisivo venivano date solo da due telegiornali: della TV di Stato. Il caso Moro è tra gli eventi della seconda metà del XX secolo tra i più dolorosi per la coscienza del popolo italiano, ed è significativo di un mondo diviso dalla guerra fredda. È un intreccio internazionale, a cui ancora non si è giunti a soluzione ancora avvolta nei misteri, e rispetto all’assassinio di John F. Kennedy assume una rilevanza di una portata esponenziale assai più elevata. Oggi, le notizie sono diramate da interconnessioni di reti, con una visione diretta a volte da un videotelefonino, riprese e inserite sul web da un luogo del mondo.
    Una ferita profonda inferta per i cinque difensori dello Stato di diritto che pagarono con la vita il mandato affidato di proteggere Aldo Moro e per i loro familiari, per la libertà minacciata con un attacco che premeva a destabilizzare la vita democratica della Repubblica italiana. E per il lungo tormento che sarebbe durato fino al 9 maggio quando il suo corpo, del presidente della Dc Aldo Moro, venne fatto ritrovare in via Caetani. Di diffuse un sentimento di unità nazionale e nel giorno stesso dell’eccidio e del rapimento di Aldo Moro cambiò improvvisamente la missione del nuovo governo. Il governo che stava per nascere doveva combattere tanto il terrorismo quanto cercare di ritrovare in vita Aldo Moro. Governo che ottenne la fiducia con un record storico, di quasi tutti i partiti. L’ampia e immediata fiducia data al governo era frutto anche del clima di emergenza in cui si trovò l’Aula di Montecitorio alla notizia che all’incirca un’ora prima dell’apertura della seduta, le Brigate Rosse avevano rapito il Presidente della Democrazia cristiana e trucidato gli uomini della sua scorta. Governo che ottenne una fiducia incondizionata per un anno. Il governo Andreotti infatti nasceva con la formula della “solidarietà nazionale” ma solo un anno dopo la sua funzione venne considerata superata.