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Pietro Orlandi ricorda Emanuela (oggi avrebbe compiuto 53 anni), e rilancia una pista…

In 37 anni sono state fatte tantissime ipotesi, e più si va avanti, e più e’ facile tirar fuori ipotesi. È grave, pero’, quando qualcuno la propria, la considera certa, e magari la gente la prende per vera. Questo genera confusione. Io purtroppo non riesco a scartare le diverse ipotesi fatte, in ognuna c’e’ qualcosa di vero, ci sono indizi, riscontri. Come per la richiesta di scambio con Ali Agca, passando alla criminalita’ organizzata, quindi la questione economica”.

Sebbene siano passati moltissimi anni (38 il prossimo 22 giugno) da quel maledetto 1983, non c’è stato giorno in cui Pietro Orlandi abbia dimenticato per un solo istante l’amata sorella, Emanuela, il cui sorriso spensierato di 15enne – così come appariva nei manifesti che ne denunciavano l’improvvisa e tragica scomparsa – ha accompagnato anche le nostre vite.

Emanuela Orlandi: oggi il sit-in per i suoi 53 anni

Come dicevamo, fino a rivestire i panni di attento detective, Pietro non ha mai distratto un attimo l’attenzione da questa amara vicenda che, malgrado le mille piste imboccate, non hanno mai potuto dimostrare nulla. Salvo confermare, con sicurezza, che la 15enne venne rapita all’uscita dal conservatorio di Sant’Apollinare. Poi il buio più totale.

Ed oggi che Emanuela avrebbe compiuto 53 anni, come ormai si ripete ogni anno da quando è scomparsa, il fratello (anche per tenere il pensiero sempre vivo), non ha rinunciato a ricordarla – alle 17 – con un sit-in. Una manifestazione che però quest’anno – causa  Covid – la Questura ha dovuto ‘trasferire’ dalla simbolica location di Piazza Sant’Apollinare, a Largo Giovanni XXIII.

Pietro Orlandi: “Forse Emanuela è stata messa al centro di un ricatto”

Per l’occasione Pietro Orlandi ha rilasciato un’interessante intervista a l’agenzia di stampa ‘Dire’, dove ripercorre questi difficili ed ingarbugliati anni di indagini, rilanciando a sua volta, analizzando quanto rimasto ‘oscuro’, o poco approfondito. Intanto, afferma, “non credo che una ragazzina possa essere oggetto di un ricatto ad uno Stato come il Vaticano. Credo ci sia altro dietro. Emanuela può essere stata usata e messa si’ in condizione di fare un ricatto”. Del resto, spiega, “il modo di fare del Vaticano lo capisci se lo vivi. Il fatto che loro, dopo 37 anni, non hanno ancora chiuso la vicenda, vuol dire che non possono farlo. Credo che ci sia qualcuno che continua a ricattare qualcun altro, ma non ho idea del movente. Ci sono personaggi interni al Vaticano legati a personaggi esterni, e magari in queste storie hanno usato persone minori come manovalanza”.

Pietro Orlandi: “Ho sempre battuto ogni pista, anche risultando invadente”

Ovviamente nel corso di tuti questi anni, di presunte testimonianze od illazioni, ne sono state fatte tante. Eppure, a volte anche sapendo di non doversi aspettare nulla, Pietro ha comunque sempre approfondito ogni spunto. Un’ossessione la sua, per la quale, rivela, “C’e’ stato chi mi ha detto che ero uno stalker perché avevo ricontattato la persona che mi aveva cercato lei proponendosi, prima di non farsi però più viva”. Ed ancora: “Nel corso degli anni, poi, ci sono state persone che mi hanno detto che avevano cose da mostrarmi, che avremmo dovuto incontrarci per sottopormi dei documenti. Che fai le mandi a quel paese? No. Nel frattempo si sono fatte avanti altre persone, mentre tu sei li’ ad aspettare. L’attesa e’ stata il leit motiv di tutta la vicenda”.

Pietro Orlandi: “Quell’inedita testimonianza su De Pedis rilasciata alla Digos…”

Poi però, esauditi i ‘buchi nell’acqua’, l’uomo imbocca una strada ben conosciuta e battuta dagli inquirenti, non una possibilità legata a fantomatici intrighi internazionali, ma qualcosa di reale e molto più vicino: “Tempo fa mi ha contattato una persona che stava alla stessa Scuola di musica di Emanuela. Mi ha detto ‘Strano che delle cose che io ho verbalizzato non se ne sia mai parlato’. Poi mi ha detto che insieme ad un’altra persona era andata alla Digos per raccontare cose su questa vicenda”.

E qui i brividi corrono lungo la schiena: “De Pedis frequentava la scuola, era amico di suor Dolores. Veniva descritto come una persona distinta e la suora lo presentava agli alunni come ‘una brava persona che aiutava la scuola’. Piu’ volte, poi, lo hanno visto uscire dall’ufficio di Oscar Luigi Scalfaro, che si trovava proprio dentro il palazzo di Sant’Apollinare, dove c’era la scuola di musica”.

Insomma dichiarazioni esplosive che, oltre a tirare in ballo la figura dello scomparso ‘Renatino’, di rimando riaprirebbero la vicenda dell’intricato intreccio che coinvolge anche lo Ior (al quale, secondo racconti mai provati, la criminalità avrebbe affidato diversi miliardi), quindi il Banco Ambrosiano, il caso Calvi, e tutto un mondo oscuro e pericoloso. Oltretutto, se così fosse, perché la Digos avrebbe ritenuto di non approfondire le dichiarazioni rilasciate dal testimone citato da Pietro? 

Pietro Orlandi: “Mi feriscono tutte le cattiverie dette su Emanuela”

Al momento però, oltre allo sconforto, prevalgono ancora sentimenti contrastanti come il dolore, la rabbia e, soprattutto, l’amarezza. E già perché in tutto questo, negli anni c’è stato anche chi ha messo in dubbio la moralità di una ragazzina di 15 anni (oltretutto degli anni ’80!): “Mi da’ fastidio quando parlano male di Emanuela – confida infatti Pietro all’agenzia ‘Dire’ – Finché lo fanno su di me va bene, non mi interessa…” e dopo aver deglutito amaramente sbotta: “Mi dispiace per quelle del tutto infondate, come chi ha detto che e’ morta durante un festino e che si era drogata più del solito…”.

Max